
di Marzia Bonacci
da http://www.aprileonline.info/
A più di un mese di distanza dal congresso di Chianciano la divisione all'interno di Rifondazione comunista appare tutt'altro che ricomposta, segno evidente che il partito è spaccato a metà ormai in modo cronico. A conferma di questo, una serie di appuntamenti dislocati su tutto il territorio nazionale e organizzati dalle varie anime in modo autonomo, mentre ancora aleggia una coltre di nebbia sulla festa nazionale dei comunisti, tradizionale meeting che stenta a definirsi nel luogo e nei tempi di realizzazione proprio perché manca un respiro unitario. A complicare il quadro la mancanza di una segreteria, per cui bisognerà attendere il 12 settembre, quando si riunirà il Comitato politico nazionale per ratificarla (praticamente certa l'autoesclusione della minoranza, come già annunciato all'assise di luglio dai diretti interessati).
Ulteriore elemento di fibrillazione, la manifestazione democratica del 25 ottobre contro il governo della destra: la maggioranza del partito ha già fatto sapere che non vi parteciperà, gli sconfitti di Chianciano invece aspettano di riunirsi il prossimo lunedì per stabilire cosa fare. Di fatto qui a pesare è il rapporto con il Pd che vede le due anime rifondarole distanti, mentre si complica la strada delle alleanze per le amministrative, almeno a Milano, Bologna e in Abruzzo.
Gli appuntamenti. Molte date, molti luoghi, molti protagonisti. Il tutto sulla spinta della divisione. Il 14 settembre a Roma, presso il Teatro Brancaccio, si è data appuntamento la maggioranza che fa capo al neosegretario Paolo Ferrero. Claudio Grassi e i suoi, che all'assise di luglio hanno accordato l'appoggio all'ex ministro della Solidarietà sociale favorendone la volata alla segreteria, si vedranno a Gubbio dal 19 al 21 settembre. Mentre i disarcionati del congresso, gli eredi di Bertinotti guidati da Nichi Vendola e Franco Giordano, si incontreranno a Roma, probabilmente all'ex Fiera capitolina, il 27 settembre per ufficializzare la nascita e presentare i contorni politici della loro area: Rifondazione per la sinistra. Per quanto riguarda un incontro nazionale, la situazione è quanto mai confusa. I compagni e le compagne di Roma stanno lavorando ad una festa che si terrà a Centocelle e che con ogni probabilità verrà eletta a Liberafesta nazionale: una rimpatriata fra separati in casa, per altro in modo non sereno.
La sfida dei giordano-vendoliani. Gli occhi sono tutti puntati sul 27 settembre quando i quadri e i militanti di Rifondazione per la sinistra si riuniranno a Roma, dove l'invito a partecipare è stato rivolto anche alla Sinistra democratica di Claudio Fava e Marco Fumagalli, ai Verdi di Paolo Cento, ai comunisti italiani di Katia Belillo, alla sinistra del Pd. Di fatto la componente di Vendola e Giordano sta progressivamente assumendo i connotati di un correntone interno al partito, intento a intessere la maglia di una relazione con il Pd. Un profilo che in verità era stato deciso fin dall'immediato del post-Chianciano. Correntone perché i suoi rappresentanti hanno già fatto sapere che, nonostante l'invito di Ferrero&co., non hanno alcuna intenzione di prendere parte alla segreteria.
Confidando sul loro 47,3%, i giordano-vendoliani sono evidentemente interessati ad un confronto con il partito di Walter Veltroni (che per altro prima dell'estate ha spinto per un faccia faccia con Giordano) e non possono non vedere nell'appuntamento di piazza, da quest'ultimo convocato per il 25 ottobre, un banco di prova. Che fare? In un articolo di ieri pubblicato da Il messaggero, la partecipazione alla manifestazione era data per certa, ma il tema è almeno formalmente ancora all'ordine del giorno. Come si è sbrigato a sottolineare lo stesso ex capo di partito: "Vorrei precisare che nemmeno quando ero segretario di Rifondazione assumevo decisioni o convocavo manifestazioni da solo", ha detto Giordano. "Le scelte sulla partecipazione e sulle modalità di adesione...verranno assunte al termine di un dibattito di tutti i compagni con i quali ho condiviso la battaglia congressuale", ha aggiunto.
Mentre lo stesso Vendola ha ribadito che "il problema è capire in che mondo si è, che Italia c'è, cosa pensano le persone, non mettersi a posto la coscienza, ciascuno sistemando la propria bandierina". Quindi la discussione e la decisione sono rimandate a lunedì quando si incontrerà Rifondazione per la sinistra, naturalmente sotto la stella polare di un dialogo con i democrats tutto da costruire. Lo ha detto lo stesso Vendola, non casualmente, alla Festa di Firenze dove, il giorno prima, il suo compagno segretario dettava un'altra linea: no alla piazza di Veltroni, no ad un asse con i democratici. Perché, spiegava Ferrero, il Prc sta lavorando ad "un appuntamento unitario, dal basso, di tutta la sinistra", perciò "non sarà ospite della manifestazione del Pd indetta per il prossimo 25 ottobre". Una prospettiva, questa di Ferrero, che il governatore pugliese ha liquidato come espressione di "fisime identitarie".
Elettra Deiana, che partecipa alla componente di Vendola e Giordano, ci spiega che cosa c'è in ballo nel prossimo appuntamento del 25 ottobre. "L'emergenza è costruire nel paese, ma anche politicamente, un'ampia ed efficace opposizione alle destre, a Berlusconi e soprattutto a quella cultura che rappresentano". Per fare questo, dice, "c'è bisogno di un'ampia disponibilità di forze, dunque un coinvolgimento del Pd e della sinistra". Certo rispondendo ad un interrogativo di fondo: "su cosa facciamo opposizione insieme, partendo da quali contenuti e da quali responsabilità?". Una sfida che riguarda soprattutto la sinistra, la quale deve infatti evitare che il 25 ottobre si trasformi "in una passeggiata al seguito del Pd", cioè di un partito a cui lei stessa non fa sconti: "in parlamento Veltroni sta facendo un'opposizione ondivaga" e la piazza "nasce con l'handicap di diventare solo un'occasione di testimonianza del Pd, un modo per dire solamente ecco ci siamo".
La sua preoccupazione è chiara: "non voglio che l'area di Rifondazione per la sinistra vada dietro la scadenza del 25 ottobre senza un ordine di responsabilità che riguarda tutta la sinistra", spiega, soprattutto riferendosi ad "un processo costituente che si è fermato ma che appare ancora necessario", in particolare tenendo conto del quadro politico generale che vede la sinistra fuori dal parlamento e minoritaria nella società. Il tema della partecipazione alla manifestazione democratica, dunque, va ancora affrontato e se ne discuterà lunedì, cercando di lavorare con tutta la sinistra, mentre per quanto riguarda la segreteria, Deiana conferma: "non parteciperemo".
Le alleanze. Se Vendola e Giordano lavorano ad un dialogo con il Pd sul piano nazionale, e se Ferrero si era espresso per intese locali da valutare "ad una ad una, caso per caso" e da stringere solo "dove ci sarà una comunanza programmatica", sul territorio la situazione sembra complicarsi. Almeno a Bologna, Milano e in Abruzzo. I rifondaroli milanesi, facenti capo alla maggioranza, nonostante il presidente della provincia Filippo Penati (Pd) si sia contraddistinto come sceriffo, sembrano cercare a tutti i costi di mantenere in piedi l'accordo. Non sono infatti bastate a scoraggiarli le parole del segretario regionale Maurizio Martina: "So che nel Prc si è aperto un dibattito ma noi dobbiamo fare la nostra parte: in primo luogo intercettare le tante esperienze civiche della realtà milanese". Come? "Attraverso la promozione di una lista del presidente come quella fatta da Penati o dialogando con Lega e Udc".
Una porta sbattuta in faccia a Rifondazione dunque. Stessa musica la suona a Bologna il sindaco Sergio Cofferati: "considero finita l'esperienza dell'Unione", "le alleanze si devono fare sulla base di un programma" e "alla luce delle cose che conosco, mi sembra impossibile a Bologna scrivere oggi un programma con Rifondazione". In Abruzzo, invece, è Rifondazione a dirsi scettica. Dopo il "ciclone Del Turco", per camminare insieme il partito chiede ai democratici due condizioni: pulizie nelle liste elettorali e la rinuncia alla presidenza della Regione da parte dei democrats, ha spiegato il coordinatore regionale Marco Gelmini. Del resto recentemente lo stesso Ferrero si era detto favorevole alla corsa al governatorato di Antonio Di Pietro.
A più di un mese di distanza dal congresso di Chianciano la divisione all'interno di Rifondazione comunista appare tutt'altro che ricomposta, segno evidente che il partito è spaccato a metà ormai in modo cronico. A conferma di questo, una serie di appuntamenti dislocati su tutto il territorio nazionale e organizzati dalle varie anime in modo autonomo, mentre ancora aleggia una coltre di nebbia sulla festa nazionale dei comunisti, tradizionale meeting che stenta a definirsi nel luogo e nei tempi di realizzazione proprio perché manca un respiro unitario. A complicare il quadro la mancanza di una segreteria, per cui bisognerà attendere il 12 settembre, quando si riunirà il Comitato politico nazionale per ratificarla (praticamente certa l'autoesclusione della minoranza, come già annunciato all'assise di luglio dai diretti interessati).
Ulteriore elemento di fibrillazione, la manifestazione democratica del 25 ottobre contro il governo della destra: la maggioranza del partito ha già fatto sapere che non vi parteciperà, gli sconfitti di Chianciano invece aspettano di riunirsi il prossimo lunedì per stabilire cosa fare. Di fatto qui a pesare è il rapporto con il Pd che vede le due anime rifondarole distanti, mentre si complica la strada delle alleanze per le amministrative, almeno a Milano, Bologna e in Abruzzo.
Gli appuntamenti. Molte date, molti luoghi, molti protagonisti. Il tutto sulla spinta della divisione. Il 14 settembre a Roma, presso il Teatro Brancaccio, si è data appuntamento la maggioranza che fa capo al neosegretario Paolo Ferrero. Claudio Grassi e i suoi, che all'assise di luglio hanno accordato l'appoggio all'ex ministro della Solidarietà sociale favorendone la volata alla segreteria, si vedranno a Gubbio dal 19 al 21 settembre. Mentre i disarcionati del congresso, gli eredi di Bertinotti guidati da Nichi Vendola e Franco Giordano, si incontreranno a Roma, probabilmente all'ex Fiera capitolina, il 27 settembre per ufficializzare la nascita e presentare i contorni politici della loro area: Rifondazione per la sinistra. Per quanto riguarda un incontro nazionale, la situazione è quanto mai confusa. I compagni e le compagne di Roma stanno lavorando ad una festa che si terrà a Centocelle e che con ogni probabilità verrà eletta a Liberafesta nazionale: una rimpatriata fra separati in casa, per altro in modo non sereno.
La sfida dei giordano-vendoliani. Gli occhi sono tutti puntati sul 27 settembre quando i quadri e i militanti di Rifondazione per la sinistra si riuniranno a Roma, dove l'invito a partecipare è stato rivolto anche alla Sinistra democratica di Claudio Fava e Marco Fumagalli, ai Verdi di Paolo Cento, ai comunisti italiani di Katia Belillo, alla sinistra del Pd. Di fatto la componente di Vendola e Giordano sta progressivamente assumendo i connotati di un correntone interno al partito, intento a intessere la maglia di una relazione con il Pd. Un profilo che in verità era stato deciso fin dall'immediato del post-Chianciano. Correntone perché i suoi rappresentanti hanno già fatto sapere che, nonostante l'invito di Ferrero&co., non hanno alcuna intenzione di prendere parte alla segreteria.
Confidando sul loro 47,3%, i giordano-vendoliani sono evidentemente interessati ad un confronto con il partito di Walter Veltroni (che per altro prima dell'estate ha spinto per un faccia faccia con Giordano) e non possono non vedere nell'appuntamento di piazza, da quest'ultimo convocato per il 25 ottobre, un banco di prova. Che fare? In un articolo di ieri pubblicato da Il messaggero, la partecipazione alla manifestazione era data per certa, ma il tema è almeno formalmente ancora all'ordine del giorno. Come si è sbrigato a sottolineare lo stesso ex capo di partito: "Vorrei precisare che nemmeno quando ero segretario di Rifondazione assumevo decisioni o convocavo manifestazioni da solo", ha detto Giordano. "Le scelte sulla partecipazione e sulle modalità di adesione...verranno assunte al termine di un dibattito di tutti i compagni con i quali ho condiviso la battaglia congressuale", ha aggiunto.
Mentre lo stesso Vendola ha ribadito che "il problema è capire in che mondo si è, che Italia c'è, cosa pensano le persone, non mettersi a posto la coscienza, ciascuno sistemando la propria bandierina". Quindi la discussione e la decisione sono rimandate a lunedì quando si incontrerà Rifondazione per la sinistra, naturalmente sotto la stella polare di un dialogo con i democrats tutto da costruire. Lo ha detto lo stesso Vendola, non casualmente, alla Festa di Firenze dove, il giorno prima, il suo compagno segretario dettava un'altra linea: no alla piazza di Veltroni, no ad un asse con i democratici. Perché, spiegava Ferrero, il Prc sta lavorando ad "un appuntamento unitario, dal basso, di tutta la sinistra", perciò "non sarà ospite della manifestazione del Pd indetta per il prossimo 25 ottobre". Una prospettiva, questa di Ferrero, che il governatore pugliese ha liquidato come espressione di "fisime identitarie".
Elettra Deiana, che partecipa alla componente di Vendola e Giordano, ci spiega che cosa c'è in ballo nel prossimo appuntamento del 25 ottobre. "L'emergenza è costruire nel paese, ma anche politicamente, un'ampia ed efficace opposizione alle destre, a Berlusconi e soprattutto a quella cultura che rappresentano". Per fare questo, dice, "c'è bisogno di un'ampia disponibilità di forze, dunque un coinvolgimento del Pd e della sinistra". Certo rispondendo ad un interrogativo di fondo: "su cosa facciamo opposizione insieme, partendo da quali contenuti e da quali responsabilità?". Una sfida che riguarda soprattutto la sinistra, la quale deve infatti evitare che il 25 ottobre si trasformi "in una passeggiata al seguito del Pd", cioè di un partito a cui lei stessa non fa sconti: "in parlamento Veltroni sta facendo un'opposizione ondivaga" e la piazza "nasce con l'handicap di diventare solo un'occasione di testimonianza del Pd, un modo per dire solamente ecco ci siamo".
La sua preoccupazione è chiara: "non voglio che l'area di Rifondazione per la sinistra vada dietro la scadenza del 25 ottobre senza un ordine di responsabilità che riguarda tutta la sinistra", spiega, soprattutto riferendosi ad "un processo costituente che si è fermato ma che appare ancora necessario", in particolare tenendo conto del quadro politico generale che vede la sinistra fuori dal parlamento e minoritaria nella società. Il tema della partecipazione alla manifestazione democratica, dunque, va ancora affrontato e se ne discuterà lunedì, cercando di lavorare con tutta la sinistra, mentre per quanto riguarda la segreteria, Deiana conferma: "non parteciperemo".
Le alleanze. Se Vendola e Giordano lavorano ad un dialogo con il Pd sul piano nazionale, e se Ferrero si era espresso per intese locali da valutare "ad una ad una, caso per caso" e da stringere solo "dove ci sarà una comunanza programmatica", sul territorio la situazione sembra complicarsi. Almeno a Bologna, Milano e in Abruzzo. I rifondaroli milanesi, facenti capo alla maggioranza, nonostante il presidente della provincia Filippo Penati (Pd) si sia contraddistinto come sceriffo, sembrano cercare a tutti i costi di mantenere in piedi l'accordo. Non sono infatti bastate a scoraggiarli le parole del segretario regionale Maurizio Martina: "So che nel Prc si è aperto un dibattito ma noi dobbiamo fare la nostra parte: in primo luogo intercettare le tante esperienze civiche della realtà milanese". Come? "Attraverso la promozione di una lista del presidente come quella fatta da Penati o dialogando con Lega e Udc".
Una porta sbattuta in faccia a Rifondazione dunque. Stessa musica la suona a Bologna il sindaco Sergio Cofferati: "considero finita l'esperienza dell'Unione", "le alleanze si devono fare sulla base di un programma" e "alla luce delle cose che conosco, mi sembra impossibile a Bologna scrivere oggi un programma con Rifondazione". In Abruzzo, invece, è Rifondazione a dirsi scettica. Dopo il "ciclone Del Turco", per camminare insieme il partito chiede ai democratici due condizioni: pulizie nelle liste elettorali e la rinuncia alla presidenza della Regione da parte dei democrats, ha spiegato il coordinatore regionale Marco Gelmini. Del resto recentemente lo stesso Ferrero si era detto favorevole alla corsa al governatorato di Antonio Di Pietro.